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Venti domande a Luigi Patitucci

Venti domande a Luigi Patitucci
21/03/2021 Magda Masano
In Venti domande

INTRO • In principio fu “Il questionario di Proust“, poi innumerevoli e a volte ben riuscite, imitazioni. “Venti domande” è la mia versione, quella in cui chiedo venti cose a persone che reputo affini alla mia sfera di valori culturali. Persone da cui apprendo sempre un po’, persone anche diversissime da me (ovviamente), ma con cui sento di avere una “affinità” elettiva, oltre che – spesso e volentieri – amicale.

Settima puntata della rubrica dedicata a Luigi Patitucci.

 

Luigi Patitucci

Luigi Patitucci

 

  1. Un auto e breve definizione di te
    Sono un clinico osservatore del Carnevale Umano.
  2. Il tuo lavoro
    Designer, storico e critico del design.
  3. Il sogno più ricorrente quando dormi
    Di poter volare.
    Sin da bambino alla guida di un qualche mezzo, da qualche tempo, ho imparato invece a sollevarmi, senza l’ausilio di alcun dispositivo, a rimanere in stallo ad osservare, o planare dolcemente. E sono diventato pure bravo. In sogno, s’intende.
  4. Il sogno più ricorrente ad occhi aperti
    Vi sembrerà starno, ma il mio sogno ad occhi aperti coincide esattamente con la mia esistenza, in qualche misura, sono sempre riuscito a realizzare attorno alla mia vita, sin da ragazzo, proprio come un Lucignolo ribelle, il Paese dei Balocchi che desideravo. Orecchie pelose comprese.
  5. Il tuo peggior difetto
    Il naso. In tutti sensi. Dunque anche la migliore dotazione. Ho appena terminato un’opera editoriale che si chiamerà “Health&Therapy design. Ex voto protesi magia arte terapia design”, che analizza le analogie tra le antiche attività terapeutiche sciamaniche e l’esercizio della professione del designer, entrambi interpreti delle esigenze e dei desideri di intere comunità, ed in grado di operare una costante mise en visione.
  6. Una qualità di te che pensi non ti sia riconosciuta dagli amici
    La lealtà. Un esercizio naturale ed enorme, immenso, ingombrante, a volte incomprensibile persino per me. Beh, poi riesco ad allungarmi i canini a vista d’occhio.
  7. Dove vivi
    Campo Base in Sicilia, poi ovunque mi porti la mia curiosità, ed il design. Ho fatto una scelta politica, per così dire, da ragazzo, quella di rimanere nella mia terra, per poter generare un Paesaggio Risonante attraverso l’esercizio di una Creatività Estrema. Poi, nella
    moltitudine dei Design lab che ho fondato, dentro aziende, ad ogni latitudine del pianeta.
    (Nel 2020 abbiamo superato quota cento!)
  8. Se potessi scegliere un altro posto dove vivere
    Beh, è dura dover rinunciare a surfare le onde alle 6:00 del mattino ed alle 11:00 la neve sull’Etna! ….mmmh, Barcelona, la sento vicina, ho studiato all’Elisava da giovanissimo, sarei potuto rimanere. Quartiere Barceloneta, ovvio. Ma non è che provi imbarazzo ad altre latitudini, non mi appartiene tale disagio.
  9. Il colore che indossi di più
    Negli ultimi anni il Blu.
  10. Il profumo che ti fa tornare bambino
    Il pollo allo spiedo. I miei genitori lo compravano già pronto e lo portavano in escursione nei boschi dell’Etna, in quegli anni non esistevano le salviettine imbevute. Un problema che il design ha poi risolto, nel tempo. E l’odore prodotto dai motori delle auto da corsa. Mio padre era un pilota.
  11. Un verso di una poesia, di un libro, di una canzone che senti adesso particolarmente tuo                         “Perché siamo unici. E duplici, e plurimi e, qualche volta abbiamo persino bisogno di de-pensarci, di non fare uso della ragione, anche soltanto per qualche momento, momenti in cui desideriamo stare tranquilli, di poter mangiare, dormire, e che gli altri siano gentili con noi. Qualche volta.”
    È mia, ma la sento sorprendentemente ‘nostra’!
  12. Il tuo posto magico ?
    Dentro le mie mani.
  13. Una cosa (una sola) che non sai fare ma che vorresti
    Camminare con le mani, mi piacerebbe da morire.
  14. Il materiale con cui hai più familiarità
    La pelle delle cose.
  15. L’ultimo brano che hai sentito prima di rispondere a queste domande
    Brian Eno mi ha inviato il suo “Crime Pays”, qualche giorno addietro.
  16. Che film hai visto al cinema l’ultima volta che hai avuto la possibilità di andarci?
    Sono cresciuto dentro un’arena estiva, entravamo di nascosto dall’orto, ho visto “Arancia
    Meccanica” a 12 anni, poi “Taxi Driver”, ed altri capolavori, che senza dubbio hanno segnato me e la mia crew di strada. Ho frequentato per anni i festival del cinema, ho persino lavorato nella Film Commission di un ente pubblico. L’ultimo film che mi ha lasciato un qualche segno è stato “The Lobster” di Yorgos Lanthimos.
  17. Dove nascono le tue idee
    In ogni cosa del mondo. Le mie idee nascono dentro l’ingaggio prodotto dal nostro vivere, nel design è fondamentale l’intuizione, nell’arte invece l’intenzione. Ed io, sin da ragazzo, riesco a muovere questi due parametri in accordo armonico e con una focale fish eye, è la mia cifra espressiva naturale che me lo consente.
  18. Che cosa ti rende felice

    Vedere la gente felice.
    Ho un’indole da eroe romantico, la cifra eversiva comincia con mia nonna, poi mia madre, poi con me, adeso con i miei ragazzi. Ma sono convinto che si possa aiutare gli altri soltanto mettendo in campo le migliori dotazioni culturali di ognuno di noi. I miei scritti sul design sono pieni di pratiche e processi possibili per l’ottenimento di azioni concrete nella vita reale. Nel libro “Public Design Game. Design therapy for a lollipop community” individuo una serie di traiettorie di intervento che utilizzano la questione ludica come propulsore, come generatore di una quantità gigantesca di energia potenziale, da poter mettere al servizio di questioni benefiche per intere comunità umane. Il mio segreto?
    Pensare in modo più rapido, profondo, plurale, degli altri. Tutto qui. E, la capacità, credo, di poter sentire il tenace anelito comune a tutti gli individui del pianeta.

  19. Assegna un premio Nobel: quale e a chi
    A chi ha disegnato LifeStrow, il flauto dissalatore che consente ad intere comunità ubicate in
    luoghi semidesertici, di poter bere direttamente da fiumi o pozze d’acqua poco affidabili dal punto di vista epidemiologico, senza incorrere in pericolose infezioni batteriche.
    Il design frequenta ancora la dimensione legata al bisogno a quelle latitudini.
  20. Tra dieci anni, dove/come/con-chi sarai?

    Da qualche anno, la cosa sorprendente e meravigliosa, è che comincio a coincidere con quello che dico di essere. Ci sarà da divertirsi.

 

 

Luigi Patitucci, Doll’s

 

Luigi Patitucci, Sensi di Polpa

 

Luigi Patitucci, Public design game

 

Luigi Patitucci, Condom, common e refuel design

 

 

 

Puoi seguirlo qui: SanPinocchio(Ore Sante del design); Surf-à-publìc

 


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